Sindrome di Hikikomori, un fenomeno ancora sottaciuto
Ogni anno il 28 febbraio si celebra la Giornata Mondiale delle Malattie Rare la cui comunità conta nel mondo oltre 300 milioni di persone. In Italia i malati rari sono oltre 2 milioni di cui 1 su 5 è un bambino. È un’occasione preziosa per intraprendere attività, azioni e iniziative pubbliche per far concentrare e focalizzare l’attenzione sulle necessità e i bisogni che la convivenza con una malattia rara comporta nel quotidiano, per i pazienti e per i loro familiari.
Noi oggi – rimanendo nel nostro mondo – vogliamo parlarvi della sindrome di Hikikomori, conosciuta anche come dipendenza dal web le cui conseguenze possono essere molto gravi nonostante non rientri nella cerchia delle malattie rare. Si tratta di una condizione di estremo isolamento sociale che colpisce maggiormente gli adolescenti, che trascorrono – letteralmente- tutta la giornata davanti al computer.
I sintomi della Sindrome di Hikikomori
In giapponese il termine “hikikomori” significa “ritiro”, ed è stato scelto dal dott. Tamaki Saito, direttore del Sofukai Sasaki Hospital di Tokio, una struttura ospedaliera che per il 70% accoglie pazienti adolescenti o ventenni. I sintomi più comuni della sindrome di Hikikomori sono: letargia, depressione, incomunicabilità, disturbi ossessivo-compulsivi e isolamento sociale. Spesso le interazioni sociali sono nulle anche con i genitori conviventi, le cui uniche interazioni si concretizzano nei momenti in cui viene passato il piatto con il pasto all’interno della stanza da letto.
Nei casi più gravi chi ne è affetto vive completamente recluso in casa, abbandonando qualsiasi attività esterna, compresi lavoro e scuola, e comunicando soltanto attraverso Internet, chat, social network e videogame. Gli Hikikomori evitano qualsiasi tipo di relazione e comunicazione diretta con altri individui e possono decidere di condurre la loro esistenza al buio, lontani anche dal più piccolo raggio di sole. Spesso presentano alterazione dei ritmi circadiani, il disagio psichico può essere espresso anche attraverso forme di aggressività e scoppi di rabbia. Inoltre, studi recenti hanno dimostrato che tra gli hikikomori sia associato un elevato rischio di suicidio, che hanno più probabilità di essere maschi, spesso con una storia di abbandono scolastico e con precedenti trattamenti psichiatrici.
Un disturbo sottaciuto la cui diagnosi è spesso errata
Nel 2017, quando i numeri hanno indicato più di 240.000 giovani affetti dalla dipendenza da web, la Fnomceo – Federazione italiana degli ordini dei medici – ha lanciato l’allarme sulla patologia: «Le istituzioni italiane non sembrano preoccuparsi ed è un limite evidente, giacché la realtà sociale è fatta anche e soprattutto di queste problematiche, con un’espansione clinica che valutiamo quotidianamente. Il più delle volte chi è colpito dalla malattia riesce a raggiungere la sufficienza nelle materie scolastiche, confermando che frequentano l’ambiente didattico come una sorta di obbligo, e poi si ritirano dal mondo reale per calarsi completamente in quello virtuale. È una delle forme emergenti di dipendenza che spesso viene confusa con situazioni psicopatologiche diverse. Va affrontata e prevenuta innanzitutto attraverso la conoscenza del fenomeno che è ancora sottaciuto».
Spesso gli Hikikomori sono inquadrati come soggetti autistici o con fobia scolare a causa dell’allontanamento progressivo dalla vita reale. Ma una diagnosi sbagliata non può far altro che peggiorare la situazione. Si esclude, invece, la diagnosi di Hikikomori qualora sia presente un disturbo psichiatrico di maggiore gravità che possa sovrapporsi ai sintomi di ritiro sociale (schizofrenia, ritardo mentale, depressione maggiore) o altre cause che possano meglio chiarirlo.
Visto lo scarso numero di studi sia di trattamenti psicoterapeutici sia psicofarmaclogici, è ancora difficile definire strategie di intervento chiare e generalizzabili. Molto spesso quindi la scelta del percorso terapeutico migliore viene definito caso per caso, analizzando nello specifico le diverse caratteristiche del paziente. Il trattamento psicologico e farmacologico deve essere iniziato il più precocemente possibile. Le iniziali naturali resistenze possono essere vinte grazie alle videoconferenze da tenere tramite pc, smartphone o tablet.
Nel caso di sospetto Hikikomori è fondamentale fare riferimento al proprio medico di fiducia o ad uno specialista. Non abbiate paura di parlare.
Inoltre nel giugno 2017 si è costituita ufficialmente l’Associazione “Hikikomori Italia Genitori”, aperta a tutti i genitori e parenti di ragazzi con problemi di isolamento sociale che desiderano sostenere la causa di Hikikomori Italia. Per saperne di più CLICCA QUI